Il museo che cambia. Il ruolo dell’istituzione culturale quale luogo di conoscenze esperite, tra spazio fisico e spazio virtuale

Il caso del Museo Nazionale di Villa Giulia



Abstract
Come intervenire su di un museo storicizzato, alla luce delle nuove esigenze di comunicazione del patrimonio culturale? Quali strumenti museografici e allestitivi utilizzare? Come utilizzare le nuove tecnologie per rendere più efficace la comunicazione del valore storico ed estetico di una collezione? Come trattare e considerare gli allestimenti degli anni eroici della museografia italiana che costituiscono essi stessi, molto spesso, un bene culturale da preservare? Come affrontare il tema degli ampliamenti degli organismi museali? E come renderli partecipi di una visione unitaria?
La ricerca vuole riflettere su tali questioni, a partire dall'analisi di un caso studio, il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, assunto quale paradigma del rapporto tra collezione, contenitore storico, allestimento, e nuove tecnologie per la comunicazione, aspirando anche a proporre un metodo di intervento replicabile nelle tante istituzioni museali italiane che come Villa Giulia abbisognano di una revisione generale delle loro modalità di apertura al pubblico contemporaneo.
In particolare, si intende sperimentare sul corpo vivo del caso studio nuove modalità di trasformazione di un sistema museale ricco ed importante, rivitalizzandolo a partire da una nuova ed organica visione del suo sistema spaziale e comunicativo, coniugando i valori
della storia delle collezioni e degli allestimenti di qualità con i valori della innovazione e della ITC resi partecipi di un’idea di spazio fisico esperienziale.


 ULTERIORE APPROFONDIMENTO (TESTO ESTESO)

Il caso studio
Villa Giulia è un caso emblematico perché rappresenta un patrimonio, in termini di collezioni e di contenitore storico che le accoglie, di inestimabile valore che non ha la giusta visibilità ed il giusto ruolo nel panorama delle istituzioni museali mondiali.
Il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia viene istituito nel 1889 per raccogliere inizialmente il patrimonio di reperti archeologici testimoni dell’antica civiltà fiorita nell’Agro Falisco. A seguito del secondo conflitto mondiale, il museo vive un momento di radicale
riorganizzazione e rinascita, anche grazie all’intervento di Renato Bartoccini, salito nel 1950 alla guida della Soprintendenza alle Antichità dell’Etruria meridionale che ne opera una radicale riorganizzazione con il supporto per gli aspetti museografici e gli allestimenti di Franco Minissi.
L’allestimento di Minissi rappresenta uno degli esempi più rappresentativi della museografia italiana dell’epoca. In seguito ai numerosi interventi di riorganizzazione del percorso e modifica dei sistemi ostensivi dell’ultimo decennio del ‘900, l’impianto espositivo di Minissi appare oramai irriconoscibile ed i nuovi allestimenti non hanno aggiunto alcun plusvalore.
Oggi il museo ha perso l’identità estetica dell’antico allestimento e con esso la sua originaria coerenza e capacità narrativa.

Obiettivi e temi di ricerca
Il tema del rapporto tra contenuto e contenitore negli spazi espositivi, del rapporto tra istituzione culturale e nuovi media ed il sempre vivo tema dell’intervento sul patrimonio storico-artistico esistente attraverso la chiave allestitivo-museografica, sono i nodi principali attorno ai quali si è strutturata la ricerca.
Il lavoro svolto ha perseguito il duplice obiettivo di condurre una ricognizione sullo stato dell’arte per quanto attiene gli interventi allestitivi ex-novo o di adeguamento sviluppati a partire dall’utilizzo delle tecnologie legate all’ITC in ambito nazionale ed internazionale, e poi di proporre una possibile prefigurazione applicativa sul caso studio.
La ricerca ha voluto inoltre ricostruire le ragioni che hanno portato alle condizioni odierne, approfondendo le questioni museologiche che hanno motivato lo smantellamento del progetto di Minissi e che hanno portato alla attuale configurazione del percorso espositivo e delle strutture ad esso connesse.
La ricerca si è posta in continuità con il lavoro svolto nell’ambito del Contratto di ricerca stipulato tra il DiAP ed il Museo Nazionale Etrusco per la definizione di una ipotesi di riuso delle concerie Riganti di Villa Poniatowski. In tal senso, la ricerca ha anche perseguito l’obiettivo di prefigurare delle possibili strategie d’intervento per un progetto quadro sulla Grande Villa Giulia assecondando le intenzioni di apertura al territorio nazionale ed internazionale dell’attuale Direzione, per riportare il museo alle capacità di comunicazione ed indirizzo culturale che un’istituzione di tale livello deve possedere.
Per quanto riguarda il tema del multimediale e delle nuove tecnologie nella comunicazione culturale, la ricerca ha voluto proporre, in chiave metaprogettuale, una riflessione sul giusto mezzo tra comunicazione virtuale e percezione fisica del bene culturale.
L'esperienza della percezione del mondo è un'esperienza multisensoriale e come tale richiede un coinvolgimento fisico ed emotivo. Lo spazio nel quale si compie questa esperienza è dispositivo qualificante tutto il processo conoscitivo; ne è parte essenziale e determinante.
Allo stesso modo, nella percezione del bene culturale i sistemi espositivi costituiscono lo strumento di maggiore efficacia e caratterizzazione dell'esperienza conoscitiva.
La storia della nostra museografia è piena di esempi da questo punto di vista emblematici.
Come fare a preservarli senza perdere le incredibili occasioni di semplificazione che le nuove tecnologie introducono nei processi di conoscenza, e senza disattendere le aspettative dei nuovi e futuri fruitori? Sino a che punto è lecito spingersi sul versante divulgativo? Qual è la soglia oltre la quale non conviene portare la semplificazione dei contenuti? La dimensione estetica in tutto questo che ruolo svolge? E l'obsolescenza delle nuove tecnologie? Uno spazio equilibrato e ben fatto continua a parlare ai fruitori nel tempo. L'allestimento nella sua componente fisica ed estetica deve dunque restare patrimonio della museografia, come lo è l'oggetto fisico in mostra, mai sostituibile con un surrogato digitale.
Oggi che l'innamoramento per le nuove tecnologie sembra animare molta parte della nostra società è quanto mai opportuno avviare delle riflessioni su questi aspetti.
Come ha riportato la sorprendente indagine condotta nel 2015 dal TIMSS (Trends in International Mathematics and Science Study) sulle competenze in Matematica e Scienze dei ragazzi delle scuole elementari e medie italiane ("La Repubblica", 28/03/2018), gli studenti che utilizzano con moderazione le tecnologie digitali, ottengono risultati migliori nello studio e dimostrano una migliore acquisizione delle nozioni studiate.
L'innovatività di questa ricerca sta tutta nel punto di vista da cui muoviamo: una posizione come detto laica che vuole giudicare nel merito le reali potenzialità dei nuovi sistemi di ITC visti come componenti dotati di un importante portato estetico con il quale la moderna museografia deve ormai fare i conti senza perdere però il contatto con la realtà dello spazio fisico, dello spazio naturale e dell'uomo quale unità di misura delle cose del mondo.
L'attualità della ricerca condotta è in qualche modo confermata dalla nascita, in ambito regionale, del "Distretto Tecnologico per le Nuove Tecnologie applicate ai Beni e alle Attività Culturali" (DTC) che proprio in questo anno finanzierà con 23,2 milioni di euro progettazioni che sostengano la diffusione di tecnologie innovative per la valorizzazione, conservazione, recupero, fruizione e sostenibilità del patrimonio culturale del Lazio.

 

 PUBBLICAZIONI

Gli esiti della ricerca sono in corso di pubblicazione in un volume della collana DiAP Progetti, edito da Quodlibet.

 

 ALTRI ESITI

La ricerca ha condotto all’assegnazione dell’incarico al Dipartimento di Architettura e Progetto, responsabile scientifico prof. arch. Andrea Grimaldi, per la redazione del Documento di Indirizzo alla Progettazione che sarà utilizzato per la realizzazione degli interventi di riallestimento della manica sinistra del complesso di Villa Giulia. Le tematiche oggetto della ricerca hanno inoltre trovato una prima applicazione concreta nel progetto “La Macchina del Tempio”, che è stato finanziato da Lazio Innova con 800 mila euro ed è ora in fase di realizzazione.

Gli esiti progettuali della ricerca sono stati inoltre presentati nell’ambito di convegni e seminari, tra cui il MASTER ALA - ARCHITECTURE LANDSCAPE ARCHAEOLOGY ERASMUS+ JOINT MASTER.

 





Tipo di Ricerca
Ricerca Sapienza

Responsabile
Andrea Grimaldi

Anno
2018

Struttura
Dipartimento di Architettura e Progetto, Dipartimento di Storia, Disegno e Restauro dell’architettura, Dipartimento di Storia dell’Arte e Spettacolo, Centro di Ricerca DigiLab

Componenti del gruppo di Ricerca
STRUTTURATI:
Fabio di Carlo, Luca Ribichini, Fabio Tarzia
DOTTORANDI DIAP:
Maria Pia Ponti
ASSEGNISTI O BORSISTI:
Valeria Sansoni
MEMBRI ESTERNI:
Valentino Nizzo, Luca Ruzza, Beatrice Vivio

Settore
Architettura, Interni

ERC
SH5_7 - Museums, exhibitions, conservation and restoration

Keywords
Museografia, Museologia, Allestimento, Architettura degli interni, Architettura degli spazi aperti, Comunicazione del patrimonio culturale


Allegati
MNETRU “La macchina del Tempio” (2020)