TRA DUE MARI
SULLE TRACCE DI RYSZARD KAPUSCINSKI ALLA SCOPERTA DELLE TRASFORMAZIONI ARCHITETTONICHE E URBANE DEI PAESI DELL'EX UNIONE SOVIETICA NEL CAUCASO

Abstract
The research address the modern and contemporary material culture of a part of the territory of the former Soviet Union. The path touches some of the countries that comprised the '67 and '90 expeditions, of the Polish correspondent and writer R. Kapushinski described in the reportage "Imperium". The focus is on the Caucasus region, in particular three of the seven southern republics of the former USSR - Georgia, Armenia and Azerbaijan - as well as the territories of Kazakhstan. Those are the non-Russian republics of the Empire, small and very ancient nations in an area considered the cradle of humanity that, despite centuries of tsarist and Soviet rule, have managed to preserve some of their traditions and pride, kept hidden over the years by necessity. Today, that authenticity that not even imperial ambition had managed to erase is being jeopardised by the will of administrations that want their cities to be endowed with signs and architectural forms of international appeal.
ULTERIORE APPROFONDIMENTO (TESTO ESTESO)
Nel 1994 R. Kapuscinski raccoglie i ricordi delle sue esperienze di viaggio consumate tra il ‘39 e il ‘92 attraversando l'immenso territorio della ex Unione Sovietica, dall'Estremo Oriente sino a Pietroburgo. Al volume dà un titolo suggestivo: “Imperium”. Vuole sottolineare la vastità della geografia e il segno unificante lasciato in eredità dal regime sovietico sulla molteplicità e varietà dei paesi dominati, il segno della violenza esercitata su identità culturali, linguistiche, economiche e sociali di tanti popoli con tradizioni e costumi propri. Ne scaturisce un ritratto impietoso di una sorta di desertificazione inaugurata dal dominio sovietico e aggravatasi alla sua caduta, quando con immense difficoltà i risorgenti nazionalismi di quei paesi tentano di ritrovare la propria autonomia e la propria tradizione culturale. Tra i paesi attraversati quelli riferibili alla regione del Caucaso sono forse, almeno dal punto di vista assunto da questo programma di ricerca, i più interessanti. Armenia, Georgia, Cecenia, Akazia, Ossezia, Azerbaigian, a cui si aggiunge, sull'altra costa del Caspio, il Kazakistan, i paesi descritti da Kapuscinski nel suo libro. La ricerca ripercorre il suo viaggio a distanza di vent'anni, per cogliere la situazione attuale e farlo dal punto di vista dell'architettura. Kapuscinski introduce perfettamente nella cultura di questi paesi ma le sue descrizioni danno preziosissime indicazioni sui loro paesaggi naturali ed umani, ma dicono ben poco delle loro architetture. La ricerca indaga quale sia oggi lo stato delle cose, quali trasformazioni urbane e architettoniche quei paesi stiano subendo, se ci siano movimenti, tendenze, realizzazioni in contrasto con la diffusa omologazione dei processi di distruzione dei centri antichi e delle architetture della tradizione e se ci siano alternative tangibili alla costruzione dei nuovi totem della architettura contemporanea nella pressoché totale sudditanza nei confronti della civiltà dei consumi e della competizione globale tra le città capitale. Tiblisi, Baku, Astana sembrano oggi dominate dallo stesso demone della modernizzazione. Il loro modello di sviluppo, legato alle grandi ricchezze derivate dalle materie prime per l'energia, gas e petrolio, sfruttabili oggi finalmente in modo autonomo, sembra ispirarsi a quello dei già affermati Emirati Arabi. Il modello Dubai, Doha, Abu Dabi, è nei sogni delle oligarchie al potere. Nascono progetti faraonici a celebrazione della potenza dei loro committenti, si chiamano architetti affermati in tutto il mondo per dare il segno dell'appartenenza a pieno titolo al lotto dei protagonisti dei mercati dell'immagine. Il fenomeno dell'urbanesimo ha assunto dimensioni ingovernabili, svuotando le regioni interne o periferiche rispetto alle capitali. Il rischio che Baku possa ingoiare l'Azerbaigian, così come Tbilisi la Georgia o Astana il Kazakistan non può essere ignorato. Nei prossimi anni riempire la distanza tra la città e il resto della nazione sarà la sfida più importante. Le molte lingue della regione corrispondenti alla moltitudine di religioni e di etnie che la abitano, i diversi costumi, le forme di arte e di artigianato, le architetture delle tradizioni rischiano di soccombere totalmente. Il caso dell'Armenia e della sua capitale Erevan è ancora diverso. Qui, non ha avuto luogo l'endemica presenza di ipertrofiche e gigantesche opere di architettura contemporanea che ne avrebbero sfigurato il volto. Oggi la città è percorsa da grandi contraddizioni sociali che si riflettono anche nell'architettura, tra vecchia e nuova monumentalità (the Cascade e il Monumento del genocidio armeno) e stato di abbandono e degrado. Senza negare a questi territori l'esigenza della modernizzazione e dello sviluppo è possibile assicurare loro un futuro? I paesi citati erano stati oggetto di contese tra diversi imperi, quello persiano e quello ottomano, prima ancora che la Russia li conquistasse. La storia millenaria di Armenia e Georgia, Azerbaigian e Kazakhistan è storia di dominazioni e brevi intervalli di indipendenza. Di qui la grande complessità e l'ibridazione di linguaggi e stili. Nel secolo scorso Georgia e Azerbaigian, ma anche l'Armenia, hanno vissuto epoche di prosperità cui hanno corrisposto notevoli realizzazioni architettoniche e definito il volto delle città. I primi due decenni del secolo hanno visto riflettersi in questa regione gli echi modernisti nell'arte e nell'architettura, che culminano nella breve ma intensa indipendenza degli anni 1918-20, quando prima la Transcaucasica poi i tre paesi (anche in conflitto tra loro) hanno ricostruito anche solo per un biennio le istituzioni nazionali fino allora - soprattutto in Azerbaigian - soggette alle politiche di russificazione. Baku in particolare ha conosciuto agli inizi del Novecento un tempo di splendore che il dominio sovietico e l'insediamento delle tipiche costruzioni del regime tanto per l'edilizia della rappresentanza civile che per l'edilizia residenziale non è valso ad offuscare. Oggi le città del Novecento subiscono l'assalto di nuove, imponenti trasformazioni. Ci si vuole interrogare sulla loro qualità, sulla loro capacità di rappresentare le storie e i popoli dei paesi di cui aspirano ad essere i nuovi simboli. Tbilisi, Erevan, Baku, Astana anche nella loro diversità condividono la condizione di alternanza tra luccichio e degrado. Le strade a scorrimento veloce che portano fuori città, sono arterie che dopo pochi chilometri terminano in sgangherate stradine di campagna attraversate da greggi, mucche e carretti. E la modernità finisce. Territori urbani che condividono la volontà di amministrazioni che vogliono che la propria città si doti di segni e di forme architettoniche di respiro internazionale. Si vuole dare una nuova immagine alle giovani nazioni in un quadro di fortissime diseguaglianze di condizioni e di stili di vita e in un precario rapporto con le necessità dell'equilibrio ecologico, culturale e umano.
PUBBLICAZIONI
Spita, Leone, Imperi-Stati-Nazioni e il pensiero dello spazio La rinascita e la perdita: multiculturalismo e trasformazioni architettoniche-urbane nel Caucaso meridionale e nel bacino del Caspio, in Leone Spita (a cura di), Architettura tra due mari - Radici e trasformazioni architettoniche e urbane tra Russia, Caucaso e Asia centrale, Quodlibet, Macerata, 2017, pp.23-108. ISBN: 978-88-229-0146-0
Nello stesso volume:
Aldo Ferrari, Introduzione. Oltre la Russia e l’urss. Il Caucaso e l’Asia Centrale in cerca di una nuova identità culturale;
Marco Sorrentino, Caso studio. Abitare a Erevan nel xix secolo. Tra spazi ostentati e spazi celati: analisi tipologica;
Anna Hunanyan, Caso studio. L’architettura sacra di Erevan dal 1920 a oggi. Dalla classificazione tipologica al rapporto tra spazio sacro e spazio pubblico;
Valeriya Klets, Il Kazakistan oltre il nomadismo;
Luca Reale, Abitare la città sovietica. Dal disurbanismo alla kommunalka: quartiere, casa e alloggio tra squilibri e illusioni;
Luca Reale con Vato Zesashvili, Caso studio. Adattamento e trasformazione del microrayon sovietico. Il quartiere Gldani a Tbilisi;
Sabrina Leone, Architettura della figura tra Occidente e Oriente: Tbilisi, Baku, Astana e la rete globale come sfondo;
Roberto Secchi, Un parco letterario nel paesaggio imperiale russo;
Roberto Valle, Immagini dell’Imperium. Facciate e rovine della Russia-urss: Kapuśćiński e de Custine;
Andrea Carteny, Dalle fonti italiane: le missioni italiane in Caucaso, 1862 e 1919-20;
Renata Gravina, La Russia e l’Europa nell’iconografia di Jean Gottmann. Dal declino dell’Europa al sonderweg russo;
Antologia di testi. Luoghi comuni nella letteratura russa e sul Caucaso. A cura di Roberto Secchi
Spita, Leone, Le Nuove Vie della Seta. Processo di ristrutturazione mondiale, in «Metamorfosi. Quaderni di Architettura», Lettera 22, 2019, n. 06, pp. 32-39.
Spita, Leone, La via della Seta oggi. Venezia e Trieste, in Alberto Aghemo e Rossella Pace (a cura di), Mediterraneo: tradizione, patrimonio, prospettive. Una proposta per l’innovazione e lo sviluppo, Fondazione Giacomo Matteotti, Roma, 2020, pp. 275-284.
Spita, Leone, Baku Memorial Park. Una sosta lungo la Via della Seta in «Abitare la Terra», Gangemi Editore, n.56, 2021, pp. 5-15.
ALTRI ESITI
La ricerca ha portato Leone Spita a collaborare e presenziare i convegni dell’ASIAC - Associazione per lo Studio in Italia dell’Asia Centrale e del Caucas. ASIAC organizza ogni anno un convegno interdisciplinare dedicato ad Asia Centrale e Caucaso, promuove la Giornata di Studi Armeni e Caucasici ospitata dall’Università Ca’ Foscari di Venezia e collabora alla serie “Eurasiatica – Quaderni di studi su Balcani, Anatolia, Iran, Caucaso e Asia Centrale”. Le pubblicazioni sono disponibili in Open Access.
Presentazione del volume Architettura tra due mari - Radici e trasformazioni architettoniche e urbane tra Russia, Caucaso e Asia centrale al corso POLITICAL DEVELOPMENT AND DEMOCRATIC TRANSITION [1052212] del CdL Scienze dello sviluppo e della cooperazione internazionale il 27 maggio 2019 su invito del prof. Daniel Pommier Vincelli.




